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L'ARGOMENTO DI OGGI

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dai GIORNALI di OGGI

Il premier, a Danzica per celebrare l'anniversario dello scoppio della II guerra mondiale,

replica in toni durissimi alla richiesta di chiarimenti da parte dell'Unione

Immigrazione, Berlusconi contro la Ue

"Stop ai portavoce o bloccheremo lavori"

La risposta della Commissione: "Procedura normale, dalla Ue nessuna critica all'Italia"

Palazzo Chigi: "Soddisfatti per le dichiarazioni di Barroso"

2009-09-01

Ingegneria Impianti Industriali

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

Dal Sito Internet di

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2009-09-02

CORRIERE della SERA

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http://www.corriere.it

2009-09-03

Dopo l'attacco di Berlusconi: "Stiano zitti o l'Italia blocca tutto"

Barroso: "I portavoce Ue hanno

la mia fiducia. Sono fiero di loro"

"Ci sono talvolta persone che non capiscono un'istituzione originale come la Commissione europea"

José Manuel Barroso (Reuters)

José Manuel Barroso (Reuters)

BRUXELLES - Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, si è detto "molto fiero" del servizio dei portavoce della Commissione Ue, sottolineando che hanno "tutti la mia fiducia e il mio appoggio. Ci sono talvolta persone che non capiscono un'istituzione originale come la Commissione europea", ha aggiunto rispondendo a una domanda diretta sulle critiche di Silvio Berlusconi alla comunicazione della Commissione Ue.

POLEMICHE - Barroso ha in pratica accolto l'invito rivoltogli due giorni fa da Martin Schulz, presidente dei socialisti e dei democratici all'Europarlamento, che aveva chiesto un suo intervento (e quello della presidenza di turno svedese dell'Ue) dopo le parole di Berlusconi, il quale aveva minacciato "di bloccare tutto" se i portavoce dei commissari europei avessero continuato a intervenire pubblicamente, come per la richiesta di "chiarimenti" all'Italia dopo il respingimento in Libia di immigrati eritrei e somali che avrebbero avuto il diritto di chiedere asilo politico. Il presidente del Consiglio aveva chiesto che fosse solo Barroso autorizzato a parlare a nome dell'Ue.

CASO - Il caso sembrava archiviato, ma mercoledì il commissario agli Affari economici e monetari Joaquin Almunia aveva chiesto scherzosamente (ma non troppo) a chi doveva chiedere il permesso per parlare. Barroso ha spiegato di non ritenere che ci sia altra istituzione che "si metta ogni giorno a incontrare la stampa per riferire sulle questioni più varie, tecniche o politiche. Farò sempre in modo di comunicare lealmente con le altre istituzioni europee e con i governi democraticamente eletti dai loro cittadini", ha aggiunto. Barroso ha rivendicato il diritto-dovere dei portavoce di parlare e si è detto "intransigente difensore" della Ue.

 

03 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

Dopo l'attacco di Berlusconi: "Stiano zitti o l'Italia blocca tutto"

Barroso: "I portavoce Ue hanno

la mia fiducia. Sono fiero di loro"

"Ci sono talvolta persone che non capiscono un'istituzione originale come la Commissione europea"

José Manuel Barroso (Reuters)

José Manuel Barroso (Reuters)

BRUXELLES - Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, si è detto "molto fiero" del servizio dei portavoce della Commissione Ue, sottolineando che hanno "tutti la mia fiducia e il mio appoggio. Ci sono talvolta persone che non capiscono un'istituzione originale come la Commissione europea", ha aggiunto rispondendo a una domanda diretta sulle critiche di Silvio Berlusconi alla comunicazione della Commissione Ue.

POLEMICHE - Barroso ha in pratica accolto l'invito rivoltogli due giorni fa da Martin Schulz, presidente dei socialisti e dei democratici all'Europarlamento, che aveva chiesto un suo intervento (e quello della presidenza di turno svedese dell'Ue) dopo le parole di Berlusconi, il quale aveva minacciato "di bloccare tutto" se i portavoce dei commissari europei avessero continuato a intervenire pubblicamente, come per la richiesta di "chiarimenti" all'Italia dopo il respingimento in Libia di immigrati eritrei e somali che avrebbero avuto il diritto di chiedere asilo politico. Il presidente del Consiglio aveva chiesto che fosse solo Barroso autorizzato a parlare a nome dell'Ue.

CASO - Il caso sembrava archiviato, ma mercoledì il commissario agli Affari economici e monetari Joaquin Almunia aveva chiesto scherzosamente (ma non troppo) a chi doveva chiedere il permesso per parlare. Barroso ha spiegato di non ritenere che ci sia altra istituzione che "si metta ogni giorno a incontrare la stampa per riferire sulle questioni più varie, tecniche o politiche. Farò sempre in modo di comunicare lealmente con le altre istituzioni europee e con i governi democraticamente eletti dai loro cittadini", ha aggiunto. Barroso ha rivendicato il diritto-dovere dei portavoce di parlare e si è detto "intransigente difensore" della Ue.

 

03 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-02

il portavoce di barroso: "penso che la situazione sia stata chiarita"

Polemica Berlusconi, l'Europa divisa

Almunia scherza: "Non posso parlare"

La presidenza Ue: "Commissione continui a rispondere a domande in modo trasparente". Il Ppe difende il premier

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NOTIZIE CORRELATE

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"Tacciano, parli solo il presidente" (1 settembre 2009)

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Immigrati respinti, Ue chiede spiegazioni (31 agosto 2009)

MILANO - Il caso sembrava chiuso. A mettere la parola fine sulla polemica tra Berlusconi e la Ue sul ruolo dei portavoce era stato mercoledì mattina il portavoce della Commissione e del presidente Barroso, Johannes Laitenberger: "È stato frutto di un malinteso sorto su alcune dichiarazioni, penso che la situazione sia stata chiarita. Non vedo la necessità di portare avanti polemiche e speriamo che la questione si possa considerare chiusa". Ma per tutta la giornata l'argomento è stato "caldo" negli uffici di Bruxelles.

ALMUNIA: "A CHI DEVO CHIEDERE?" - "Spero che la Commissione europea continuerà a rispondere alle domande in modo aperto e trasparente" ha commentato la presidenza Ue per bocca del ministro delle finanze svedese Anders Borg, che presiede l'Ecofin. "Anche in italiano" ha aggiunto il commissario agli Affari economici e monetari Joaquin Almunia, nel corso di una conferenza stampa congiunta. "A quale presidente devo chiedere il permesso di parlare?" ha proseguito scerzosamente Almunia, concludendo "non posso parlare, non ho il permesso". Sulla questione il commissario per l'Immigrazione, Jacques Barrot, ha detto: "Onestamente, non ho davvero, in coscienza, nulla da rimproverarmi". Il vicepresidente dell'esecutivo Ue ha poi respinto l'accusa di passività rispetto all'immigrazione clandestina: "La mia inazione rispetto a questo problema sarebbe imperdonabile. Ho messo tutto me stesso per cercare di trovare delle soluzioni". Barrot ha riferito di non essere stato contattato dalle autorità italiane: "Se fossi stato contattato avrei reagito in modo piuttosto acceso, facendo notare che tutto quello che ho fatto fino adesso l'ho fatto in coscienza, consapevole della difficoltà di questi problemi".

DAUL: "IL PROBLEMA ESISTE" - La questione è stata discussa anche nell'Europarlamento, dove il capogruppo del Ppe Joseph Daul ha declinato l'invito del collega socialista Martin Schulz a difendere l'indipendenza della Commissione. Daul ha invece minimizzato le parole del premier, dandogli ragione sul fatto che per quanto riguarda l'immigrazione illegale l'Italia è stata lasciata sola dall'Europa. "Ci sono le parole e gli atti - ha detto -. Berlusconi ha fatto tacere i commissari e i commissari sono stati zitti per le minacce di Berlusconi? Non mi pare. Che batta il pugno sul tavolo, perché il problema dei migranti clandestini non è stato risolto". Secondo Daul, insomma, il premier ha ragione, perché "Italia e Malta si sentono abbandonati dall’Europa, e il suo è stato un appello a un approccio europeo sulla questione".

TAJANI: "NO STRUMENTALIZZAZIONE" - Minimizza lo scontro anche il vice presidente della Commissione, Antonio Tajani, secondo cui "non si devono strumentalizzare le vicende a fini di politica interna. L'Ue ha avuto un atteggiamento neutro nei confronti dell’Italia e invito i giornalisti a non travisare le parole dell’Ue da neutre a parole di critica". "Sia per i rifugiati che per gli immigrati - ha detto a Sky Tg24 - il problema non può essere limitato a Malta, Italia, Spagna, Francia e Grecia ma deve essere condiviso da tutta l’Ue, vale il principio di solidarietà perché queste sono coste che segnano la frontiera dell’Unione europea". Tajani ha infine ricordato che "la Commissione europea ha già sottoposto da più di un mese al Consiglio e al Parlamento europeo una proposta che riguarda una serie di iniziative per rafforzare il coordinamento in difesa delle frontiere europee, è una posizione di fermezza ma anche di solidarietà con i più deboli".

 

02 settembre 2009

 

 

REPUBBLICA

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http://www.repubblica.it/

2009-09-03

Il presidente della Commissione Ue interviene dopo le affermazioni del premier

"Ci sono persone che a volte non comprendono il diritto-dovere di dare informazioni"

Barroso replica a Berlusconi

"Sono molto fiero dei portavoce Ue"

Barroso replica a Berlusconi "Sono molto fiero dei portavoce Ue"

Josè Manuel Barroso

BRUXELLES - Il presidente della Commissione Ue si dice "molto fiero" del servizio dei portavoce dell'esecutivo europeo. "Gode di tutta la mia fiducia e il mio appoggio - afferma José Manuel Barroso - anche perché nessuna altra istituzione al mondo si mette a disposizione della stampa per rispondere a ogni domanda, dalle auto all'influenza A". Il numero uno dell'esecutivo comunitario replica in toni durissimi alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi contro le esternazioni dei commissari e dei portavoce dell'Unione. Il presidente del Consiglio non aveva gradito le richieste di chiarimenti sul respingimento dei migranti e per questo aveva proposto che non avessero più diritto di parola, minacciando in caso contrario di "ritirare" il voto italiano, bloccando di fatto i lavori della Ue.

Rispondendo ai cronisti durante la presentazione del programma politico per il suo secondo mandato (l'Europarlamento voterà la sua conferma nelle prossime settimane), Barroso sottolinea la peculiarità del "metodo comunitario", e delle istituzioni sovranazionali che lo incarnano, l'Europarlamento e la Commissione europea. E osserva: "Ci sono persone che a volte non comprendono l'originalità della Commissione, che ha non solo il diritto, ma il dovere di dare informazioni a tutti i cittadini. E' ciò che fa ogni giorno con il servizio dei portavoce, di cui sono molto fiero. Non c'è nessun altro organismo amministrativo a livello internazionale che si metta ogni giorno al servizio dei cittadini". Il servizio dei portavoce, perciò, "ha tutta la mia fiducia e tutto il mio sostegno", prosegue Barroso. E conclude: "Io sono intransigente nella difesa delle prerogative delle istituzioni europee e in particolare della Commissione che deve comunicare su una base di lealtà verso gli stati membri".

Parlando d'immigrazione Barroso riconosce poi la necessità di una politica comunitaria da realizzare nei prossimi cinque anni. "L'immigrazione svolge un ruolo importante per la crescita della popolazione dell'Ue, contribuendo a colmare le carenze della forza lavoro. Nel contempo - osserva - la gestione dei flussi migratori costituirà una delle maggiori sfide cui l'Ue dovrà far fronte negli anni a venire". Per questo, secondo il presidente, "il prossimo quinquennio dovrebbe essere caratterizzato dall'elaborazione e dal consolidamento di un'autentica politica comune dell'immigrazione, inquadrata in una visione a lungo termine che ponga in risalto il rispetto dei diritti fondamentali e della dignità umana".

(3 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

Lunga intervista della escort: "Il premier era molto affettuoso"

Independent: "Vuole censurare Videocracy a Venezia"

Telegraph: "Superman sfida la Ue"

D'Addario alla tv francese: "Ho paura"

di ENRICO FRANCESCHINI e ANAIS GINORI

Telegraph: "Superman sfida la Ue" D'Addario alla tv francese: "Ho paura"

LONDRA - "Berlusconi cerca di censurare un film sulla sua vita amorosa", titola oggi il quotidiano britannico Independent, riferendo che tuttavia l'iniziativa del premier italiano sembra avere ottenuto un effetto contrario a quello sperato, perché "gli italiani corrono a vedere" il film che il Cavaliere voleva bloccare. In una corrispondenza da Venezia, il giornale londinese ricostruisce la storia di "Videocracy", il documentario di Erik Ghedini che verrà proiettato stamani alla mostra internazionale del cinema, in cui si accusa Berlusconi di avere creato, attraverso il suo impero televisivo, una frivola cultura dei media con "donne mezze nude" e immagini sciovinistiche. L'Independent scrive che il divieto alla messa in onda di un breve spezzone del film sulle reti della Rai, che lo hanno giudicato "offensivo", e una decisione analoga presa dalle reti di Mediaset, ha causato un soprendente interesse nel documentario, non solo nell'ambito della mostra di Venezia: le richieste delle sale cinematografiche italiane per averne una copia e mostrarlo al pubblico sono raddoppiate, salendo in pochi giorni da 35 a 70, "con centinaia di proiezioni" in più di quelle originariamente previste.

"Il divieto indica il livello di tensione che c'è in Italia riguardo a quello che va in onda in tivù", dice il regista, intervistato dal quotidiano londinese. "Quello che non appare in tivù non esiste, e all'inizio ero spaventato dal divieto, ma il giorno seguente c'è stata una enorme esplosione di interesse su internet, le sale per la proiezione sono raddoppiate e la gente lo diffonde anche su Facebook". Negli ultimi trent'anni, continua Ghedini, "l'Italia è stata inondata dalle tv di Berlusconi, che hanno un sacco di donne seminude e di trivialità. Queste cose vengono presentate come innocue ma è una cultura molto pericolosa. La tivà italiana è molto superficiale e sciovinistica. Nel film io sostengo la tesi che la personalità di Berlusconi viene riflessa dalle sue tivù. Non dico che egli sia il solo responsabile della cultura televisiva dell'Italia di oggi, ma quel che vediamo in tivù è molto vicino a ciò che lui è".

A un altro aspetto del caso è dedicato un articolo del Daily Telegraph, che titola su "Superman Berlusconi sfida la Ue", riportando le dichiarazioni dell'altro giorno in cui il premier ha negato di essere "malato", come aveva indicato per prima sua moglie Veronica annunciando la richieta di divorzio, dicendo: "Basta guardare a quel che ho fatto in 15 mesi di governo per capire che non sono in cattiva salute, sono Superman".

La frase su Berlusconi "Superman" campeggia sui titoli di vari altri giornali, perfino in Australia e in Asia. Osservando che fa parte di una offensiva che ha messo nel mirino i giornali critici, la Chiesa, l'Unione Europea, il Telegraph chiede il parere di James Wakston, docente di studi politici alla American University di Roma, il quale commenta: "Sono segnali che il premier si sente minacciato. Se uno ha un minimo di buon senso, non attacca la Chiesa in questo paese, perché è un'istituzione molto, molto potente, che esiste da ben più tempo dello stato italiano. Quel che Berlusconi sta facendo sembra il riflesso di una crescente intolleranza a ogni forma di dissenso. Le differenze di opinione fanno parte del processo democratico, ma lui è convinto che, poiché è stato eletto, può fare tutto quello che vuole".

In Spagna, El Pais titola sul proseguimento della "campagna d'autunno" di Berlusconi contro la stampa, con la citazione in giudizio contro l'Unità e la richiesta di 3 milioni di euro di risarcimento danni. Lo spagnolo Abc riporta il commento dell'Unità che paragona l'iniziativa "al tentativo di chiudere il nostro giornale durante il fascismo", mentre el Periodico dell'Extramadura titola sul "pragmatismo osceno" di coloro, come Berlusconi, che hanno fatto visita al colonnello Gheddafi nel quarantennale della sua ascesa al potere in Libia.

E dopo essere stata invitata per una serata in una discoteca parigina a fine luglio, Patrizia D'Addario torna in Francia per essere intervista dal programma "Accés Privé", presentato da Virginie Guilhaume. "L'escort girl de Berlusconi temoigne" è il titolo della lunga intervista che andrà in onda sabato pomeriggio sul canale privato M6. "Berlusconi era molto affettuoso, mi ha toccata davanti a tutte le ragazze" ricorda la D'Addario a proposito della sua prima serata a Palazzo Grazioli. Oggi la donna confessa all'intervistatrice di "avere paura" e di "sentirsi minacciata" in Italia.

I quotidiani francesi continuano a seguire con attenzione le vicende italiane anche oggi. Le Figaro pubblica un articolo sul tentativo di Berlusconi di "zittire" i portavoce della Ue. "Ancora una volta, Berlusconi si è innervosito" scrive il quotidiano conservatore che cita le contraddizioni sull'immigrazione del governo italiano. Anche Le Monde si occupa delle ultime dichiarazioni del premier sull'Ue, ricordando che "non è la prima volta che attacca Bruxelles". France Soir sostiene che nelle ultime ore gran parte del "capitale politico di Berlusconi è stato dilapidato" e che l'attacco a Dino Boffo ha provocato uno "tsunami" di reazioni. Il caso Italia finisce anche su molti settimanali. "Challenges" spiega che "la Chiesa ha deciso il divorzio da Silvio Berlusconi".

(3 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

L'APPELLO DEI TRE GIURISTI

L’attacco a "Repubblica", di cui la citazione in giudizio per diffamazione è solo l’ultimo episodio, è interpretabile soltanto come un tentativo di ridurre al silenzio la libera stampa, di anestetizzare l’opinione pubblica, di isolarci dalla circolazione internazionale delle informazioni, in definitiva di fare del nostro Paese un’eccezione della democrazia. Le domande poste al Presidente del Consiglio sono domande vere, che hanno suscitato interesse non solo in Italia ma nella stampa di tutto il mondo. Se le si considera "retoriche", perché suggerirebbero risposte non gradite a colui al quale sono rivolte, c’è un solo, facile, modo per smontarle: non tacitare chi le fa, ma rispondere.

 

Invece, si batte la strada dell’intimidazione di chi esercita il diritto-dovere di "cercare, ricevere e diffondere con qualsiasi mezzo di espressione, senza considerazioni di frontiere, le informazioni e le idee", come vuole la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, approvata dal consesso delle Nazioni quando era vivo il ricordo della degenerazione dell’informazione in propaganda, sotto i regimi illiberali e antidemocratici del secolo scorso.

 

Stupisce e preoccupa che queste iniziative non siano non solo stigmatizzate concordemente, ma nemmeno riferite, dagli organi d’informazione e che vi siano giuristi disposti a dare loro forma giuridica, senza considerare il danno che ne viene alla stessa serietà e credibilità del diritto.

 

Franco Cordero

Stefano Rodotà

Gustavo Zagrebelsky

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-02

 

Il ministro interviene sulla polemica scoppiata ieri a Danzica

Il portavoce della Commissione Ue: "Per noi il caso è chiuso"

Ue, irritazione e ironia su Berlusconi

"A chi chiedo il permesso di parlare?"

Ue, irritazione e ironia su Berlusconi "A chi chiedo il permesso di parlare?"

BRUXELLES - "A quale presidente dovrei chiedere il permesso di parlare?", così il commissario europeo agli Affari Economici e Finanziari Joaquìn Almunia, è tornato sull'intemerata di Berlusconi contro i commissari Ue che secondo lui non dovrebbero parlare. Irritazione mascherata dall'ironia, dunque, alla conferenza stampa dell'Ecofin.

A togliere Almunia dall'imbarazzo è intervenuto quindi il presidente di turno dell'Econfin, il ministro delle finanze svedese Anders Borg, che ha affermato: "Spero che la Commissione continui a rispondere in modo trasparente". "Persino in italiano" ha aggiunto ancora Almunia, a mo' di conclusione.

In Europa, dunque, nonostante il portavoce del presidente Barroso avesse dichiarato il "caso chiuso", l'attacco del premier italiano ha lsciato degli strascichi. Il portavoce della Commissione Ue Johannes Laitenberger in mattinata aveva sminuito il caso. "E' stato il frutto di un malinteso sorto su alcune dichiarazioni; penso che la situazione sia stata chiarita", aveva detto. Però poi aveva ribadito la collegialità dell'esecutivo europeo ed ha poi sottolineato come Barroso sia un "sostenitore intransigente" delle prerogative delle istituzioni europee. La Commissione Europea, ha proseguito, lavora con i mass media in modo "trasparente e aperto". E' un "diritto-dovere", ha aggiunto Laitenberger, che deriva da quanto previsto nei trattati.

Mentre il ministro degli Esteri italiano aveva rilanciato la linea del premier. "Credo - aveva detto Frattini - che il presidente della Commissione e il suo portavoce possano assumere un più forte coordinamento verso i mezzi d'informazione".

(2 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il ministro interviene sulla polemica scoppiata ieri a Danzica

"La Commissione ha solo chiesto chiarimenti. Non c'è stata critica"

Frattini sposa la linea Berlusconi "Barroso coordini i rapporti con i media"

Accuse al Partito democratico: "Fanno la solita polemica interna"

Frattini sposa la linea Berlusconi "Barroso coordini i rapporti con i media"

ROMA - Attacco all'Europa, i ministri di Silvio Berlusconi non tardano a solidalizzare con il premier. "Credo che il presidente della Commissione e il suo portavoce possano assumere un più forte coordinamento verso i mezzi d'informazione". Con queste parole il ministro degli Esteri Franco Frattini ha commentato stamattina le dichiarazioni con cui ieri a Danzica il primo ministro Silvio Berlusconi aveva minacciato di bloccare il funzionamento della Commissione Europea se non fossero cessate le critiche dei portavoce verso il governo italiano.

Una querelle nata, secondo Frattini, grazie ai comportamenti del Pd, "che fa la solita polemica interna". "Se ogni precisazione di un portavoce non fosse lo strumento per le opposizioni per strumentalizzare quelle parole e per fare una polemica - ha concluso il ministro degli Esteri - non ci sarebbero problemi".

Frattini ha anche commentato le dichiarazioni di Martin Schulz, presidente del Gruppo Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo, che ieri aveva definito "inaudito" l'attacco del Cavaliere alle istituzioni europee. "Schulz è il capo di un partito politico della sinistra. Noi abbiamo un'opposizione della sinistra, i partiti politici fanno il loro mestiere, è politica".

(2 settembre 2009)

 

 

 

 

 

socialisti pressano Barroso, a caccia di consensi per la riconferma

Schulz ha intimato al leader della Unione di "reagire immediatamente e in prima persona"

"Un attacco al cuore dell'Europa"

l'ira di Bruxelles contro il Cavaliere

Un veto italiano potrebbe affossare il presidente uscente della Commissione Ue

dal nostro inviato ANDREA BONANNI

"Un attacco al cuore dell'Europa" l'ira di Bruxelles contro il Cavaliere

BRUXELLES - Credevano di esserci ormai abituati, in Europa, alle sparate di Berlusconi. E credevano anche che il fenomeno, per quanto sgradevole, potesse essere controllato e contenuto. E' dai tempi in cui, inaugurando la presidenza italiana dell'Unione, diede del "kapò" all'eurodeputato socialista tedesco Martin Schulz e dei "turisti della democrazia" agli altri europarlamentari, che da Bruxelles si guarda al leader della destra italiana con condiscendente disprezzo. E' dai tempi delle barzellette scollacciate sciorinate durante i vertici europei, delle battute fuori luogo come quella sulla presidentessa finlandese, delle corna in occasione della foto di famiglia: un maleducato, certo, ma tutto sommato inoffensivo nella sua volgare esuberanza.

Da ieri, però, anche l'Europa sta cominciando a ricredersi. E a intravedere quanto sia forte la carica eversiva che si nasconde dietro questi modi da avanspettacolo. Nessuno, in oltre mezzo secolo di vita dell'Unione, si era mai spinto a minacciare pubblicamente di bloccare il funzionamento delle istituzioni pur di togliere ai commissari europei il diritto di esprimersi sulle materie di loro competenza e, se del caso, di criticare i governi.

Berlusconi lo ha fatto, scambiando evidentemente la Commissione per uno dei tanti giornali che vorrebbe zittire a colpi di querele. Certo, nella storia europea si sono avute minacce di veto e anche lunghi periodi di paralisi dovuti ai "niet" di questo o quel governo. De Gaulle, con la politica della "sedia vuota", bloccò per mesi la macchina europea. Ma lo fece su una controversa questione di principio per difendere il diritto di veto della Francia.

Nessuno, finora, aveva mai evocato la minaccia di far saltare il tavolo comunitario pur di zittire le possibili critiche di Bruxelles al suo governo. "Nessun capo di governo aveva mai avuto la faccia tosta di chiedere pubblicamente le dimissioni di un commissario, anche perché non ha il potere di ottenerle. Tutta la costruzione europea si basa sull'indipendenza della Commissione dai governi nazionali. Un attacco all'autonomia della Commissione è un attacco al cuore stesso dell'Europa: credo che il premier italiano abbia scelto con cura il proprio bersaglio", osserva Martin Schulz, che dopo gli insulti ricevuti da Berlusconi (e magari anche grazie ad essi) è stato eletto a capo del gruppo socialista al Parlamento Europeo.

Di certo, la sortita del presidente del Consiglio è meno improvvisata di quanto le circostanze possano far pensare. Non è un caso che, anche se apparentemente innescata dalle dichiarazioni di Bruxelles sulla questione immigrazione, arrivi poche ore dopo che il portavoce di Barroso, interrogato sulle querele di Berlusconi contro i giornali europei, aveva ribadito quanto la Commissione tenesse alla libertà di espressione, "valore fondamentale dell'Unione". E non è certo un caso che l'attacco si manifesti in un momento in cui la Commissione è particolarmente debole e vulnerabile. Il suo presidente, Manuel Barroso, deve essere riconfermato dai governi e dal Parlamento europeo: un veto italiano potrebbe affossarlo. Berlusconi si è già vantato pubblicamente di averlo fatto eleggere la prima volta. Ora evidentemente vuole di nuovo umiliarlo di fronte a tutta l'opinione pubblica europea approfittando della scadenza del suo mandato.

Quella che si presenta adesso al presidente della Commissione è in effetti una "alternativa del diavolo". Se risponde a questo attacco senza precedenti contro l'indipendenza della Commissione, Barroso rischia la poltrona. Se tace, fa la figura del lacché di un governo screditato agli occhi di tutta l'Unione. E' per questo che i socialisti, sempre per bocca di Schulz, gli hanno intimato di "reagire immediatamente e in prima persona a questo inaudito attacco contro le istituzioni europee".

Le prime dichiarazioni del suo portavoce, Leitenberger, non sembrano però orientate in questo senso. Un anno fa, di fronte ad una ennesima sparata di Berlusconi, che già allora se la prendeva contro "le esternazioni" dei commissari, Barroso aveva risposto con durezza: "Siamo una istituzione indipendente, non il segretariato degli stati membri". Ma allora non doveva preoccuparsi della riconferma. Oggi è più vulnerabile. E Berlusconi ne approfitta.

In effetti, la rabbia del leader della destra italiana contro l'Europa, la sua indipendenza e le sue regole, non è nuova. Un anno fa aveva annunciato la sua volontà di "dare un drizzone" alle istituzioni. E ancora prima dell'estate era tornato più di una volta sull'argomento, pronosticando che "la nuova Commissione Ue non dovrà consentire ai singoli commissari di fare dichiarazioni pubbliche su quelle che sono le relazioni che devono avere con i governi".

Il livore che il presidente del Consiglio dimostra nei confronti dei commissari europei ricorda molto quello di cui fa sfoggio da tempo contro i magistrati italiani. Qualsiasi potere indipendente che sfugga al controllo della politica intesa come "dittatura della maggioranza" costituisce per Berlusconi un ostacolo insopportabile. E l'Europa, con le sue regole e i suoi principi, pone oggettivamente un limite al suo potere in Italia: una cosa che Berlusconi non sembra ormai disposto a tollerare.

(2 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

Il premier, a Danzica per celebrare l'anniversario dello scoppio della II guerra mondiale,

replica in toni durissimi alla richiesta di chiarimenti da parte dell'Unione

Immigrazione, Berlusconi contro la Ue

"Stop ai portavoce o bloccheremo lavori"

La risposta della Commissione: "Procedura normale, dalla Ue nessuna critica all'Italia"

Palazzo Chigi: "Soddisfatti per le dichiarazioni di Barroso"

Immigrazione, Berlusconi contro la Ue "Stop ai portavoce o bloccheremo lavori"

DANZICA - Dura la risposta del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alla richiesta di chiarimenti sui respingimenti dei migranti da parte dell'Unione Europea: "Parli solo il presidente della Commissione, non i portavoce". Altrimenti "non daremo più il nostro voto, bloccando di fatto il funzionamento della Ue, e chiederemo il dimissionamento dei commissari". "Non è vero che la Ue ha richiamato l'Italia sull'immigrazione, si strumentalizzano espressioni di portavoce", aggiunge il premier, a Danzica per la celebrazione del 70esimo anniversario dell'inizio della Seconda guerra mondiale.

Proprio per evitare che si ripetano simili episodi, prosegue Berlusconi, "porterò il problema sul tavolo del prossimi consiglio dei capi di Stato e di Governo e la mia posizione sarà decisa e precisa: non daremo più il nostro voto ove non si determini che nessun commissario e nessun portavoce di commissario possa intervenire più pubblicamente su alcun tema". E aggiunge: "Chiederò che i commissari e i portavoce di commissari che continuano nell'andazzo di tutti questi anni vengano dimissionati in maniera definitiva. Questa è una cosa che non si può più accettare perché si danno alle opposizioni di ogni Paese delle armi che invece non esistono".

La replica. Dennis Abbott, portavoce della Commissione europea, si dice "molto sorpreso" delle affermazioni di Berlusconi. "Da giorni ripetiamo che la Commissione non sta criticando nessuno stato Ue sulla gestione dell'immigrazione - precisa Abbott - La richiesta di informazioni a Italia e Malta fa parte di una procedura normale, la Commissione intende sostenere l'Italia e tutti gli Stati Ue sottoposti alle pressioni migratorie".

Sulla stessa lunghezza d'onda Johannes Laitenberger, portavoce del presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso e capo del servizio di pubblica informazione dell'esecutivo Ue: "Se chiediamo informazioni questo non rappresenta una critica. Sull'argomento dell'immigrazione così come su altri temi lavoriamo con l'Italia in modo obiettivo e corretto". Immediata la risposta da Palazzo Chigi: soddisfazione per la precisazione da parte del presidente della Commissione di "non aver mai criticato l'Italia". Proprio per questo, aggiunge lo staff del presidente del Consiglio, "qualsiasi altra interpretazione è da considerarsi frutto di strumentalizzazioni politiche a fini interni".

(1 settembre 2009)

 

 

 

Dopo le notizie riguardanti un gommone con 75 persone a bordo rimandato in Libia

l'Europa chiede i dettagli dell'accaduto a Italia e Malta, per poter valutare la situazione

Migranti: clandestini o richiedenti asilo?

La Ue vuole notizie sul respingimento

Un portavoce di Bruxelles: "Gli Stati devono astenersi dal respingere una persona

se potrebbe rischiare di essere sottoposta a tortura, a pene o trattamenti inumani"

Migranti: clandestini o richiedenti asilo? La Ue vuole notizie sul respingimento

BRUXELLES - La Commissione europea "è a conoscenza" delle ultime notizie riguardanti il respingimento verso la Libia, ieri, di un gommone con 75 migranti, tra i quali 15 donne e tre minori, provenienti probabilmente da Eritrea e Somalia, e "invierà una richiesta di informazioni ai due Paesi interessati, Italia e Malta, per poter valutare la situazione". Lo ha annunciato a Bruxelles un portavoce dell'esecutivo comunitario, Dennis Abbott.

"La Commissione sottolinea che qualunque essere umano ha diritto di sottoporre una domanda che gli riconosca lo statuto di rifugiato o la protezione internazionale", ha aggiunto Abbott, ricordando poi quanto aveva già affermato in proposito il commissario alla Giustizia, libertà e sicurezza, Jacques Barrot, in una lettera del 15 luglio scorso al presidente della Commissione europarlamentare Libertà civili, Lopez Aguilar: "Il principio di non-refoulement (non respingimento, ndr), così come è interpretato dalla Corte europea dei Diritti dell'uomo, significa essenzialmente che gli Stati devono astenersi dal respingere una persona (direttamente o indirettamente) laddove potrebbe correre un rischio reale di essere sottoposta a tortura o a pene o trattamenti inumani o degradanti".

"Inoltre - continuava il testo di Barrot - gli Stati non possono respingere dei rifugiati alle frontiere dei territori in cui la loro vita o la loro libertà potrebbe essere minacciata a causa della loro razza, religione, nazionalità, affiliazione a un gruppo sociale particolare, o della loro opinione politica. Quest'obbligo deve essere rispettato durante l'attuazione dei controlli alle frontiere, conformemente al codice delle frontiere di Schengen, anche per le attività di sorveglianza in alto mare".

Il commissario sottolineava ancora che "la giurisprudenza della Corte europea dei Diritti dell'uomo indica che gli atti eseguiti in alto mare da una nave di Stato costituiscono un caso di competenza extraterritoriale e possono impegnare la responsabilità dello Stato interessato".

Il portavoce ha anche ricordato che proprio mercoledì prossimo, lo stesso Barrot presenterà una proposta della Commissione riguardante la possibilità che gli Stati membri accolgano volontariamente dei rifugiati temporaneamente residenti in un paese terzo, diverso da quello di origine da cui sono fuggiti. Un caso simile, insomma, a quello dei somali e degli eritrei provenienti dalla Libia e respinti nel Mediterraneo, che potrebbero - se la proposta venisse applicata - non aver bisogno di affidarsi ai trafficanti e di affrontare la rischiosa traversata per mare verso l'Italia.

Immigrati giunti in Libia. Intanto gli immigrati respinti ieri verso la Libia sono giunti nel porto di Zawia, vicino a Tripoli. Ci sarebbero stati momenti di tensione sul pattugliatore d'altura Denaro della Guardia di Finanza che li trasportava. Gli immigrati, in gran parte somali, si sarebbero infatti rifiutati di essere trasbordati sulle unità libiche. A comunicarlo è stato uno di loro, telefonando con un satellitare al corrispondente in Italia della Bbc. A rendere difficoltosa l'operazione anche le condizioni del mare, tanto da sollecitare l'intervento di un rimorchiatore.

Maroni: "Continueremo". Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, stamani ha assicurato che proseguiranno i respingimenti degli immigrati che arrivano in Italia sui barconi provenienti dalla Libia. Maroni a questo proposito ha invitato la stampa a usare prudenza nel diffondere notizie. "L'ultimo respingimento è stato fatto in acque internazionali - ha sottolineato - Non so chi ha diffuso notizie secondo le quali gli immigrati erano del Corno d'Africa. Prima di diffondere queste notizie è necessaria prudenza perché come per il barcone di qualche settimana fa con 75 clandestini, la stampa aveva scritto che si trattava di curdi ed iracheni quindi di profughi. E invece è emerso che erano tutti egiziani e in Egitto sono già stati rispediti".

Gasparri: "Governi e maggioranza fanno bene". Sulla stessa linea anche il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri: "La diminuzione del 94% degli sbarchi dopo l'accordo Italia-Libia, che la sinistra non riuscì a compiere, dimostra quanto di buono stanno facendo governo e maggioranza parlamentare. La politica della legalità andrà avanti, nel rispetto del diritto internazionale e degli italiani".

Nania: "Chiesa parla d'accoglienza in casa d'altri". Quanto ai ripetuti appelli all'accoglienza che continuano ad arrivare da parte della Chiesa, c'è da registrare una dura replica da parte del vicepresidente del Senato, Domenico Nania (Pdl): "Io non mi sorprendo per il fatto che la Chiesa sostenga l'accoglienza, d'altra parte alla Chiesa non costa niente sostenere l'accoglienza, sostiene posizioni di principio", ha dichiarato ai microfoni di Radio radicale. Secondo il senatore la Chiesa parla di accoglienza, "ovviamente a casa d'altri".

Fassino: "Contrastare clandestini e riconoscere diritto d'asilo". ''Occorre realizzare i respingimenti con modalità che consentano di contrastare i clandestini e al tempo stesso di riconoscere il diritto d'asilo", ricorda Piero Fassino del Pd. "Se non si governa l'immigrazione, questa diventa un fenomeno lacerante". "La destra - conclude Fassino - continua ad alimentare paure, serve piuttosto una politica che governi il fenomeno, non limitandosi a un rigoroso contrasto all'immigrazione clandestina'''.

Cisl. "Intollerabile accomunare clandestini e rifugiati". ''E' intollerabile accomunare il tema dell'immigrazione clandestina con la delicata questione del dovere di accoglienza verso i rifugiati chiedenti asilo''. Lo afferma in una nota Liliana Ocmin, segretario confederale della Cisl. ''E' necessario che la politica trovi una soluzione compatibile tra il rispetto dei diritti umani e dell'accoglienza dei richiedenti asilo sanciti dalle convenzioni internazionali ed i provvedimenti di contrasto all'immigrazione clandestina derivanti dalle recenti normative''.

(31 agosto 2009)

 

L'UNITA'

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2009-09-03

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-02

Immigrati, sangue e torture nelle carceri libiche

di Gabriele Del Grande

Adesso abbiamo le prove. Sono quindici foto in bassa definizione. Scattate con un telefono cellulare e sfuggite alla censura della polizia libica con la velocità di un mms. Ritraggono uomini feriti da armi di taglio. Sono cittadini somali detenuti nel carcere di Ganfuda, a Bengasi, arrestati lungo la rotta che dal deserto libico porta dritto a Lampedusa. Si vedono le cicatrici sulle braccia, le ferite ancora aperte sulle gambe, le garze sulla schiena, e i tagli sulla testa. I vestiti sono ancora macchiati di sangue. E dire che lo scorso 11 agosto, quando il sito in lingua somala Shabelle aveva parlato per primo di una strage commessa dalla polizia libica a Bengasi, l’ambasciatore libico a Mogadiscio, Ciise Rabiic Canshuur, aveva prontamente smentito la notizia. Stavolta, smentire queste foto sarà un po’ più difficile.

A pubblicarle per primo sulla rete è stato il sito Shabelle. E oggi l’osservatorio Fortress Europe le rilancia in Italia. Secondo un testimone oculare, con cui abbiamo parlato telefonicamente, ma di cui non possiamo svelare l’identità per motivi di sicurezza, i feriti sarebbero almeno una cinquantina, in maggior parte somali, ma anche eritrei. Nessuno di loro è stato ricoverato in ospedale. Sono ancora rinchiusi nelle celle del campo di detenzione. A venti giorni dalla rivolta.

Tutto è scoppiato la sera del 9 agosto, quando 300 detenuti, in maggioranza somali, hanno assaltato il cancello, forzando il cordone di polizia, per fuggire. La repressione degli agenti libici è stata durissima. Armati di manganelli e coltelli hanno affrontato i rivoltosi menando alla cieca. Alla fine degli scontri i morti sono stati sei. Ma il numero delle vittime potrebbe essere destinato a salire: ancora non si conosce la sorte di un’altra decina di somali che mancano all’appello.

Il campo di Ganfuda si trova a una decina di chilometri da Bengasi. i detenuti sono circa 500 in maggior parte somali, poi c’è un gruppo di eritrei e alcuni nigeriani e maliani. Sono tutti stati arrestati nella regione di Ijdabiyah e Benghazi, durante le retate in città. L’accusa è di essere potenziali candidati alla traversata del Mediterraneo. Molti di loro sono dietro le sbarre da oltre sei mesi. C’è chi è dentro da un anno. Nessuno è mai stato processato. Ci sono persone colpite dalla scabbia e da malattie respiratorie. Dal carcere si esce soltanto con la corruzione, ma i poliziotti chiedono 1.000 dollari a testa.

Le condizioni di detenzione sono pessime. Nelle celle di cinque metri per sei sono rinchiuse fino a 60 persone, tenute a pane e acqua. Dormono per terra. E ogni giorno sono sottoposti a umiliazioni e vessazioni da parte della polizia. Sono esattamente le stesse condizioni di detenzione riferite dai migranti che, respinti dall’Italia, sono stati reclusi in campi quali Tuaisha, Zlitan e Misratah, la "Misurata" della nostra epoca coloniale.

Sulla vicenda, i deputati radicali hanno depositata lo scorso 18 agosto un’interrogazione urgente al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri, chiedendo se l’Italia "non ritenga essenziale, anche alla luce e in attesa della verifica dei fatti sopraesposti, garantire che i richiedenti asilo di nazionalità somala non siano più respinti in Libia". Probabilmente la risposta all’interrogazione tarderà a venire. Ma nella realtà dei fatti una risposta c’è già. E il respingimento dei 75 somali di ieri ne è la triste conferma.

Siamo finalmente riusciti a parlare telefonicamente con uno di loro. A bordo erano tutti somali, ci ha detto. E avevano chiesto ai militari italiani di non riportarli indietro, perché volevano chiedere asilo. Inutile. In questo momento, mentre voi leggete, si trovano nel centro di detenzione di Zuwarah. Da quando sono sbarcati, ieri alle 13, non hanno ancora ricevuto niente da mangiare. Né hanno potuto incontrare gli operatori dell’Alto commissariato dell’Onu di Tripoli. Li hanno rinchiusi in un’unica cella, tutti e 75, comprese le donne e i bambini. Non sanno quale sarà la loro sorte. Ma nessuno si azzardi a criticare l’Italia per la politica dei respingimenti o per l’accordo con la Libia. Tanto meno l’Unione europea e i suoi portavoce...

02 settembre 2009

 

 

 

 

Berlusconi minaccia l'Ue: "Basta critiche o bloccheremo i lavori". Scontro con Schulz

Ai chiarimenti chiesti da Bruxelles sugli ultimi respingimenti degli immigrati in mare Berlusconi risponde con le minacce. "Non daremo più il nostro voto, bloccando di fatto il funzionamento" dell'Unione europea e "chiederemo il dimissionamento dei commissari" se nell'Ue continueranno a parlare i portavoce anzichè il presidente della Commissione. Ha detto così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, arrivando a Danzica.

Fermandosi a parlare con i giornalisti nella hall di un albergo di Danzica ha dapprima negato che vi siano contrasti fra Bruxelles e l'Italia in tema di immigrazione: "Si strumentalizzano espressioni di portavoce ,è un problema che porterò sul tavolo del prossimo Consiglio dei capi di Stato e di governo e la mia posizione sarà decisa e precisa. Non daremo più il nostro voto, bloccando di fatto il funzionamento del Consiglio Europeo ove non si determini che nessun commissario europeo e nessun portavoce possa intervenire più pubblicamente su nessun tema".

Per il Cavaliere, "deve spettare soltanto al presidente della Commissione europea o al suo portavoce intervenire" e "chiederò - annuncia - che commissari e portavoce di commissari che continuino nell'andazzo di tutti questi anni vengano dimissionati in maniera definitiva". "Questa è una cosa che non si può più accettare perchè si danno alle opposizioni di ogni paese delle armi che invece non esistono".

La sortita del premier, un'altra vistosa gaffe internazionale, ha provocato subito una risposta polemica di Martin Schulz, capogruppo al parlamento europeo dei socialisti e dei democratici: "Silvio Berlusconi non dovrebbe nemmeno sognarsi di dire all'Ue di stare zitta", afferma. "Facciamo appello alla presidenza Ue e al presidente della Commissione Barroso a reagire immediatamente e personalmente contro questo attacco inaudito alle istituzioni europee".

"Berlusconi deve rassegnarsi, non può controllare la Commissione europea che non funziona secondo le sue personali regole", replica Sandro Gozi, capogruppo del Pd nella commissione Politiche della Ue di Montecitorio, il quale si dice "sconcertato dall'arroganza del presidente del Consiglio italiano nei confronti delle istituzioni europee alle quali vorrebbe imporre un bavaglio, secondo una modalità che in Italia conosciamo bene".

"Chiunque avanza una critica nei confronti del governo e del presidente del Consiglio, che sia la stampa, che sia l'opposizione, adesso addirittura l'Unione Europea, deve essere intimidito e non deve poter parlare. Ci sono 27 Stati nell'UE: è veramente difficile capire perchè questa difficoltà di rapporti c'è solo con il nostro Paese". Così il segretario del Pd, Dario Franceschini, intervistato dal Tg1 e dal Tg3.

"Lasciano allibiti - afferma Silvana Mura deputata di Idv - le minacce del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nei confronti di Commissione e Consiglio Europeo, che al tempo stesso denotano irresponsabilità nel momento in cui ipotizza il blocco del funzionamento del Consiglio, e un'insofferenza ormai assoluta e patologica alle critiche, quando pretende il silenzio dei membri della Commissione UE. Impossibile non sottolineare - aggiunge - come ormai Berlusconi vada d'accordo solo con i dittatori alla Gheddafi, mentre litiga con istituzioni democratiche quali quelle europee".

Attacca anche Di Pietro: ""Dopo la risposta di Silvio Berlusconi ai portavoce Ue di stare zitti, avvenuta in seguito alla richiesta di spiegazioni sui respingimenti dei barconi di migranti attuati dall'Italia e da Malta, segue la minaccia di bloccare il Consiglio europeo come se fosse il motore del suo falciaerba ad Arcore. A questo punto ritengo che il Presidente del Consiglio abbia bisogno di una perizia psichiatrica per poter continuare a governare il Paese":

Subito dopo Berlusconi ne ha detta una delle sue: "Mai fatto gaffes all'estero - ha detto - ve le siete inventate voi giornalisti". E' poi tornato sul tema che l'angustia, la sua vita privata al centro di uno scandalo internazionale. Ai cronisti che gli chiedevano se

avesse parlato con Tusk di quanto scritto sulla stampa italiana a proposito delle sue vicende private, Berlusconi ha spiegato:

"Ah, sì: siccome alcuni giornali italiani mi hanno fatto una pubblicità molto positiva all'estero allora trovo che sia assolutamente normale dire quale è la realtà". E la realtà, ha aggiunto, è la seguente: "Primo, io non ho mai frequentato nessuna minorenne, tantomeno la signorina Letizia. Secondo, non ho mai in vita mia dovuto dare soldi a una meretrice, visto quello che hanno detto i giornali italiani giusto per confermare il loro amore per l'Italia. Terzo, io in vita mia non solo non ho organizzato ma non ho mai partecipato a quelli che chiamano festini perchè in mia presenza non si può attuare nessun atto che sia fuori dall'eleganza e dalla buona educazione anche perchè le poche cene che ho fatto, ad esempio l'ultimo anno, io le faccio a villa la Certosa con 15 uomini della scorta, una decina di uomini di servizio che cambiano tutte le volte, una decina di orchestrali e quindi soltanto delle menti malate possono immaginare che ci possano essere delle cose del genere".

"Purtroppo - ha detto - mi trovo quindi costretto quando incontro qualche collega a mettere dei punti sulle 'ì su queste situazioni. Non che me lo chiedano - ha precisato -, ma ogni tanto si fanno dei complimenti circa la mia vivacità, sul fatto che dimostro vent'anni di meno, su come faccio ad avere questo fascino...". Insomma, ha concluso, "vista la cattiva pubblicità che i giornali che conoscete hanno fatto su di me all'estero su certi giornali amici da loro imbeccati qualche volta mi sento di dover fare certe affermazioni che in Italia non c'è bisogno di fare visto che l'ultimo sondaggio mi ha portato al 68,5% mentre i giornali che fanno queste cose perdono lettori, copie e hanno perso ormai assolutamente di credibilità".

01 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-09-03

Berlusconi-Ue, Barroso: "Fiero dei miei portavoce"

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3 settembre 2009

"Sono molto fiero del servizio del portavoce della Commissione europea, anche perchè nessun'altra istituzione al mondo si mette a disposizione della stampa per rispondere a ogni domanda, dalle auto all'influenza A". Lo ha detto il presidente della commissione Ue Barroso, rispondendo alla domanda di un giornalista sulle critiche riservate dal presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi alla politica di comunicazione della commissione, al termine della presentazione in Parlamento del suo programma di lavoro per il prossimo mandato. Esprimo, ha detto Barroso, "tutta la fiducia e il sostegno alla Commissione e ai portavoce e assicuro che li difenderò con intransigenza".

Se confermato, il presidente della Commissione Barroso ha poi promesso che lavorerà "per un'Europa più forte", perché se l'Europa non sarà ambiziosa rischia la marginalizzazione. Barroso ha illustrato ai giornalisti le linee guida del suo futuro mandato, già trasmesse al Parlamento europeo davanti al quale si presenterà la prossima settimana in vista del voto in aula forse già alla plenaria di Strasburgo tra due settimane. "Nell'attuale interdipendenza mondiale - ha detto Barroso - l'Europa si trova di fronte ad ardue scelte. O lavoriamo insieme per essere all'altezza delle sfide o ci condanniamo noi stessi a divenire irrilevanti". Per questo, ha aggiunto, "raddoppierò i miei sforzi per realizzare un'Europa ambiziosa, un'Europa che ponga i popoli al centro della sua agenda politica e che proietti nel mondo i valori e gli interessi europei, un'Europa che sviluppi nuove fonti di crescita e che prosegua nell'oculata regolamentazione di validi mercati che operino a favore dei popoli, un'Europa di libertà e di solidarietà". Di fronte alla grave crisi che ha colpito il globo, ha detto ancora il portoghese, "l'Europa si trova di fronte a una scelta: o diamo vita con uno sforzo collettivo al nuovo ordine o l'Europa dovrà rassegnarsi a perdere importanza." "Il mio primo mandato - ha aggiunto il presidente - era incentrato sul consolidamento dell'Europa a 27. L'Unione allargata ci dà l'opportunità di utilizzare al meglio il nostro raggio d'azione e la nostra forza. Ora siamo in grado di procedere con convinzione e determinazione per raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi". In questo senso, ha concluso Barroso a Bruxelles, "mi impegno a far sì che la Commissione, in quanto elemento trainante di tante politiche esterne di fondamentale importanza, non si lasci sfuggire l'opportunità di conferire all'Europa il peso che merita sulla scena mondiale. A questo stadio, non dobbiamo considerare le relazioni esterne come un "contenitore" separato, ma come parte integrante di un processo volto a conseguire i nostri obiettivi di politica interna".

3 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

2009-09-02

Migranti: si chiude con polemiche il caso Ue-Italia

2 SETTEMBRE 2009

Malta soccorre un gommone con 96 somali in difficoltà

"Dai nostri archivi"

Almunia (Ue): "Preoccupati per chi ha investito nell'Est Europa"

Ecofin: ok a piano anti-crisi da 200 mld,ma niente impegni vincolanti

Almunia: "Più bassa del previsto la crescita nel 2008"

Debito, Prodi ad Almunia: "Impegni rispettati. Non posso chiudere il Paese"

Almunia: la Finanziaria non è abbastanza ambiziosa

L'Unione europea chiude il caso con

l'Italia sulla politica di comunicazione in tema di immigrazione, ma le critiche del presidente del Consiglio italiano sembrano aver lasciato l'amaro in bocca a qualche commissario.

"A chi dovrei chiedere il permesso di parlare?", ha affermato ironico il commissario agli Affari monetari Joaquin Almunia impegnato nella riunione Ecofin.

Dichiarazioni a cui ha fatto eco anche il presidente di turno, lo svedese Borg Anders, che ha espresso "la speranza che il commissario continui a rispondere in modo trasparente alle domande, magari anche in italiano". Il portavoce di Barroso Johannes Laitenberger, di prima mattina aveva comunque avuto preciso mandato di ridimensionare il caso: "La questione è chiusa" aveva affermato rispondendo a una pioggia di domande in sala stampa. "È stato un malinteso nato su alcune dichiarazioni e poi chiarito" e ne aveva approfittato per lanciare un appello alla calma: "Non è necessario gonfiare queste polemiche e il presidente Barroso è un difensore dei poteri della Commissione europea come è riconosciuto da tutti in Europa".

"Noi siamo nel nostro ruolo" aveva aggiunto il vicepresidente della Commissione Ue Jacques Barrot. "Nulla si oppone al respingimenti degli immigrati irregolari, nella misura in cui ci sono degli accordi di riammissione con i Paesi di origine". È chiaro, ha aggiunto, "che non possono essere fatti mettendo a rischio la vita degli immigrati". In mattinata anche il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva avvertito la Ue a stare più attenta sulla sua

politica di comunicazione: "Le prese di posizione di portavoce e commissari Ue sono - ha detto Frattini ai microfoni del Gr1 - sono lo strumento per innescare polemiche domestiche. Credo che il presidente della Commissione e il suo portavoce possano assumere un più forte coordinamento verso i mezzi di informazione".

Intanto continuano gli sbarchi di migranti: 96 somali, tra cui due bambini e 26 donne, quattro delle quali incinte, sono stati soccorsi da un'unità maltese di pattugliamento d'altura, mentre erano alla deriva nel Canale di Sicilia. I migranti si trovavano a bordo di un gommone di una decina di metri di lunghezza, privi di giubbotti salvagente. Al momento del salvataggio il mare era in tempesta e le condizioni meteorologiche stavano ancora peggiorando, il natante aveva cominciato a imbarcare rapidamente acqua. Dopo che una ricognizione aerea non aveva permesso di individuare il gommone, è stata inviata l'unità navale che lo ha infine localizzato circa 75 miglia nautiche al largo di Lampedusa. Altri nove immigrati, tra i quali una donna, sono stati poi intercettati anche la notte scorsa a Punta Braccetto, tra Marina di Ragusa e Scicli, dov'erano appena sbarcati.

2 SETTEMBRE 2009

 

 

 

 

 

Berlusconi "furioso" vuole zittire commissari Ue

di Elysa Fazzino

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2 settembre 2009

Berlusconi attacca De Benedetti e Mauro. Repubblica risponde

Radio24 / Berlusconi contro Repubblica

Radio24 / Berlusconi contro i commissari e i portavoce Ue

Radio24 /Gasparri su immigrazione

Radio24 / Quagliariello su immigrazione

"Dai nostri archivi"

Berlusconi lontano dalla realtà e ci va di mezzo l'economia (Times)

El Pais: Patrizia diceva la verità

Berlusconi da Obama lustra la sua immagine

Nella battaglia dei Berlusconi, sul web vince Veronica

Il "voto" di Berlusconi per Mc Cain onnipresente sui siti Usa

Un Berlusconi "furioso" che lancia minacce per zittire ogni dissenso. E' l'immagine del premier italiano rilanciata dalla stampa estera che riporta le dichiarazioni del premier contro le critiche di commissari europei e dei loro portavoce, dopo la richiesta di chiarimenti sul respingimento di un'imbarcazione di 75 migranti africani.

"Berlusconi vuole imporre il silenzio ai commissari europei" è il titolo sul sito del Nouvel Observateur, che pubblica una notizia Reuters: "Furioso per le critiche contro la sua politica dell'immigrazione – comincia il servizio – Silvio Berlusconi minaccia di bloccare il funzionamento dell'Unione europea se i commissari europei o i loro rappresentanti non smettono di esprimersi pubblicamente su questo argomento".

La stampa italiana, continua la notizia, ha suggerito che la Commissione europea aveva "implicitamente criticato" l'Italia domandando, sia all'Italia che a Malta, informazioni sull'imbarcazione di immigranti africani rispedita verso la Libia "senza avere esaminato un'eventuale domanda di asilo". L'articolo cita Dennis Abbott, portavoce della politica regionale della Commissione, che ha confermato la richiesta di informazioni aggiungendo che si tratta di "procedura normale".

Alle parole di Berlusconi, che ha chiesto di licenziare i commissari e i portavoce che persistono nelle critiche e "danno armi all'opposizione", segue la "collera" del capo del gruppo socialista del Parlamento europeo, Martin Schulz. "Ancora una volta, Berlusconi mostra i suoi sentimenti profondamente anti-europei", ha detto Schulz, l'eurodeputato che nel 2003 ebbe uno scontro verbale con Berlusconi, il quale in reazione alle sue critiche lo definì un kapò.

L'Italia, osserva l'articolo, si mostra particolarmente puntigliosa sulla questione della politica dell'immigrazione. Lo scorso maggio, il ministro della Difesa Ignazio La Russa aveva qualificato come una "criminale" la portavoce dell'antenna locale dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati.

L'"indignazione" di Schulz è messa in evidenza dal sito del quotidiano spagnolo El Economista, che sottolinea nel sommario le reazioni di alcuni eurodeputati alla minaccia del premier italiano. Il pezzo è sempre quello della Reuters, pubblicato anche sul sito del New York Times, con un titolo analogo: "Berlusconi progetta di bloccare l'Ue per i commenti sui migranti".

Il sito dello spagnolo El Mundo riporta un lancio dell'Efe: "Berlusconi minaccia bloccare il Consiglio, molesto con i portavoce".

Girano sui siti dei media esteri anche le notizie sulle tensioni con il Vaticano. "Spaccatura tra Berlusconi e Vaticano si allarga", titola oggi il Times di Londra. "Il Papa appoggia la Chiesa nel litigio con Berlusconi" è un'Ap pubblicata sul New York Times e altri siti Usa. Riprese, in particolare su alcuni siti spagnoli, le dichiarazioni contro La Repubblica: "Berlusconi si augura che se La Repubblica lo critica perderà lettori".

2 settembre 2009

 

 

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